Il mostro si prosternava e diceva: "Grande santo, da parte mia ignoravo perfino il vostro illustre nome. Contro ogni ragione ho creduto di poter resistere con la forza a mio cugino, che mi ha arrestato. Vi sono infinitamente riconoscente che mi facciate grazia della vita. Il vostro maestro è ancora ospite della residenza acquatica: se mi fate liberare, ve lo andrò a cercare immediatamente."
"Grande santo" intervenne Mo'ang, "vi avverto che è furbo e ribelle. Io non mi fiderei, se fossi in voi."
"Ci penso io" intervenne Sabbioso.
Si tuffò con il dio del fiume e insieme si recarono alla residenza: la porta era spalancata e non si vedevano guardiani. All'interno del padiglione trovarono Tripitaka e Porcellino nudi e ben legati: Sabbioso corse a liberare il maestro, mentre il dio del fiume si occupava di Porcellino. Poi se li presero sulle spalle e li riportarono a riva.
Quando vide il mostro incatenato, Porcellino afferrò il suo rastrello e gli si avventò contro schiumando di rabbia: "Eccoti qua, brutta bestiaccia! Adesso hai cambiato idea, non mi vuoi più mangiare?"
Scimmiotto lo fermò: "Lascialo stare, fratellino, in segno di amicizia con il saggio Aojun e i suoi fratelli."
Mo'ang presentò i suoi saluti: "Grande santo, non oso trattenermi più a lungo. Dal momento che il vostro maestro è salvo, non mi rimane che riportare il colpevole da mio padre. Voi lo avete risparmiato, ma mio padre gli infliggerà certo una punizione. Quando avrà preso la sua decisione, verrà da voi per rinnovare le scuse."
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