Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Suppongo che questi daoshi possiedano sottili poteri magici, per aver sedotto in questo modo il monarca. Non credo che basti il successo della magia della pioggia, che è un'arte minore di sette eterodosse."
     "Sanno trasmutare il piombo e raffinare il cinabro, praticare la meditazione per concentrare i loro spiriti, trasformare acqua in olio, pietre in oro. Ultimamente hanno costruito un tempio ai tre puri in cui, giorno e notte, leggono i sutra e celebrano cerimonie del cielo e della terra, pregando per la perenne giovinezza del re, che certo se ne compiace."
     "Ho capito qual'è la situazione. Che ci state a fare qui? Vi conviene andarvene."
     "Non possiamo, vostra signoria. I nostri ritratti autentici sono stati affissi in tutto il paese agli angoli delle strade. In tutto il regno di Carrolento non c'è prefettura, sottoprefettura, cantone, villaggio o piazza del mercato in cui non si vedano ritratti di bonzi autenticati dal pennello del re in persona: chi cattura un bonzo fuggiasco, se mandarino viene promosso di tre gradi, se privato riscuote una taglia di cinquanta once d'argento. Come si fa a fuggire? Sta diventando pericoloso andare in giro persino per la gente qualsiasi che si sia fatta tagliare i capelli, o sia calva, o magari abbia solo i capelli radi. Si sorveglia dovunque, ci sono agenti segreti e spie dappertutto. Non c'è altra soluzione che restare qui a sopportare la nostra miseria."

     "Che vita è? Non è meglio morire?"
     "Nei primi tempi, per la verità, abbiamo avuto moltissimi morti. Eravamo più di duemila, contando anche i monaci arrestati qua e là, e siamo rimasti in cinquecento. Sette od ottocento sono morti di stenti e altrettanti per suicidio. Di noi sopravvissuti, però, non riesce a morire più nessuno."


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