"Importante certo sei,
Se ti annunciano gli dèi."
Volse loro le spalle e, battendo il suo tamburo di legno, ritornò dai due taoisti davanti alla porta della città. Essi lo accolsero chiedendo: "Qual'è dunque il vostro stimato parente?"
"Tutti e cinquecento."
"Scusate, non è possibile; come potete avere tanti parenti?"
"È proprio così. Cento sono miei vicini di sinistra, cento abitano sulla destra; altri cento sono parenti paterni e altrettanti materni. Gli ultimi cento sono stati miei ospiti. Verrò con voi in città se li liberate tutti; altrimenti, niente da fare."
"A quanto pare, vi ha preso un colpo di sole. Quei bonzi sono doni reali: già liberarne uno non sarebbe facile. Bisognerebbe presentare ai magistrati un certificato di malattia e, dopo qualche tempo, far seguire un certificato di morte. Non c'è altro modo. Quello che dite non si può proprio fare. Senza considerare che perderemmo tutti i nostri servitori, saremmo per di più biasimati dalla corte; il sindaco che ne è responsabile può mandare in ogni momento degli ispettori. Figuratevi che qualche volta è venuta sua maestà in persona a fare l'appello. Non ci permetteremmo mai."
"E così vi rifiutate?"
"Certo che rifiutiamo!"
Allora Scimmiotto perse la pazienza, tolse l'ago da dietro l'orecchio, lo ingrandì e gli fece fare un quarto di giro sfiorandoli appena: ed ecco i malcapitati a terra in un lago di sangue, con il collo spezzato e le cervella sparse tutto intorno.
I monaci sulla collina, che avevano assistito alla scena da lontano, abbandonarono il carro e corsero in folla gridando: "Disastro, catastrofe! Ha ucciso i parenti del re!"
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