"Quale signore avresti riconosciuto in me, per salutarmi in questo modo?"
"So che siete Scimmiotto, il Grande Santo Uguale al Cielo. Vi sogno ogni notte. La candida stella del Metallo mi ha assicurato molte volte che la vostra venuta ci avrebbe salvati. Ora posso constatare che il vostro riverito aspetto è uguale a quello che vedevo in sogno. Come sono contento, signore, che siate arrivato! Credo che, se aveste tardato ancora di pochi giorni, saremmo diventati tutti fantasmi."
"Alzati, ti prego" disse Scimmiotto ridendo. "Vedrai che domani metteremo in chiaro le cose."
I monaci prepararono il pasto di magro, che maestro e discepoli mangiarono di buon appetito, e ripulirono la cella del superiore perché potessero passarvi la notte.
Scimmiotto era troppo irrequieto per riuscire a prender sonno. Verso la seconda veglia udì della musica, si alzò senza far rumore, infilò l'abito e balzò in alto per rendersi conto della sua provenienza. Verso sud si vedevano parecchie lampade e candele accese. Quando abbassò la nuvola per veder meglio, constatò che erano preti del Tempio dei Tre Puri che propiziavano le costellazioni. Si vedevano
Quegli alteri edifici spirituali,
Vero spazio di terra benedetta:
Gli uni maestosi come paesaggi
Delle isole Penghu; dotati gli altri
Di una purezza misteriosa, come
Il Palazzo di Gioia Trasformata.
Preti soffiavan negli organi a bocca.
Levavan gli officianti tavolette
Di giada, recitavan litanie
Che tengono lontane le sciagure
E leggevan commenti al Daode jing.
Sollevata la polvere più volte,
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