A rischio di acquistar la quintessenza
Di celesti e superni dèi smerdati."
Terminata la preghiera li buttò nella fossa, sollevando alti schizzi di liquame che gli spruzzarono la tunica. Poi tornò nella sala, dove Scimmiotto chiese: "Li hai nascosti bene?"
"Eccome! Ma mi sono tutto inzaccherato di merda. Signori, spero di non darvi il voltastomaco."
"Siamo superiori a queste cose" replicò Scimmiotto ridendo. "Vieni a tavola. Certo ci sono ormai forti dubbi che riusciamo a uscirne puliti."
Il bestione riprese l'aspetto di Laozi, e tutti e tre si misero a tavola e si cavarono la voglia. Prima i grandi pani, poi gli antipasti, poi mille piattini vari, poi stuzzichini, poi grigliate, focacce, fritture, formaggio di soia cotto al vapore. Piatti caldi e piatti freddi, non guardavano per il sottile: sbafavano senza pensare ad altro. Scimmiotto, veramente, non era goloso: mangiava un po' di frutta per tenere compagnia agli altri due, che ingoiavano tutto, come meteore che scacciano la luna o come una tromba d'aria che inghiotte gli ultimi brandelli di nuvole. Quando non restò più nulla, invece di andarsene, restarono là a chiacchierare e digerire.
Ahimè, il guaio doveva pur capitare! Un pretino che dormiva sotto il portico si svegliò di colpo borbottando: "Ho dimenticato la mia campanella nella sala. Domani mi sgridano, se non la porto con me." E, girandosi al compagno che gli dormiva accanto: "Tu dormi, che torno subito."
Non si infilò nemmeno la biancheria, tanta fretta aveva, ma si coprì soltanto con la tonaca e andò nella sala principale a cercare la sua campanella. La cercò tastoni qua e là, e finì per trovarla. Mentre stava per ritornarsene indietro, udì qualcuno sospirare e si spaventò; si mise a correre al buio verso l'uscita, scivolò su un nocciolo di litchi e cadde lungo disteso: la sua campanella scoppiò e andò in pezzi. Porcellino non poté trattenere una risata, che terrorizzò completamente il piccolo taoista. Si rialzò come poté, si precipitò incespicando verso le celle dei superiori e incominciò a tempestare le loro porte gridando: "Maestri! Spavento! Disgrazia!"
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