Tutti i taoisti, giovani e vecchi, tremavano e battevano i denti davanti alla statua che parlava: "Maestri! Gli dèi celesti onorano di una visita questo basso mondo; non si può pensare di lasciarli andar via senza che ci regalino una ricetta di lunga vita. Bisogna ottenerla a ogni costo."
Si fece avanti Potenza del Cervo e pregò a sua volta:
"Il vostro misero servitore, faccia al suolo, solleva la polvere in rispettosa e sincera soggezione ai tre puri. In questa regione abbiamo assicurato il successo del Tao e scacciato i monaci buddisti. Sua maestà se ne rallegra e onora i misteri della longevità con riti grandiosi e la lettura dei sutra che si protrae per tutta la notte.
Siano rese grazie ai venerati celesti per non averci abbandonato e avere illuminato la corte con la loro sacra presenza. Nell'ardente speranza di gloriosi benefici, vi supplichiamo umilmente di accondiscendere a concederci un segno di benevolenza lasciandoci un poco di acqua benedetta, che prolungherebbe la vita dei vostri discepoli."
Fu la volta di Sabbioso di pizzicare Scimmiotto mormorando: "Ecco che si ricomincia. Questi non mollano, fratello."
"Qualcosa gli daremo" rispose il Novizio.
"Dare che cosa, se non abbiamo niente?" obiettò in un soffio Porcellino.
"Guardate me: quello che gli do io, lo avete anche voi."
Quando i preti finirono di battere e soffiare strumenti, concludendo la loro esecuzione musicale, Scimmiotto riprese la parola: "Giovani amici, basta con le genuflessioni e le prosternazioni! Avrei preferito tenermela, l'acqua preziosa, ma mi rendo conto che bisogna perpetuare la specie. Ne avrete quanta ne vorrete."
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