I tre taoisti scoppiarono a ridere e batterono le mani: "A meraviglia, eccoli qua! Pensavamo che fossero già fuggiti."
"Che volete dire, maestri?" si inquietò il re. "Quando mi sono stati annunciati, avevo pensato di farli arrestare per consegnarli a voi; ma il precettore mi ha fatto giustamente notare che le relazioni diplomatiche con la Cina esigono di riceverli e verificare i documenti. A questo punto siete arrivati voi: vi hanno per caso offeso, o si sono resi colpevoli in qualunque modo?"
"Vedo che vostra maestà non è al corrente" rispose uno degli immortali sorridendo a denti stretti. "Ieri, appena arrivati, hanno ucciso due dei nostri discepoli, liberato cinquecento monaci prigionieri e fracassato il carro che spingevano. Poi, nel cuore della notte, sono penetrati abusivamente nel nostro tempio, hanno fatto scomparire le sacre immagini dei tre puri e hanno divorato le offerte, dono di vostra maestà. Sono arrivati a farsi credere divinità celesti scese sulla terra; e poiché chiedevamo acqua benedetta ed elisir al fine di prolungare la vita di vostra maestà, ci hanno dato in cambio quello che si fa nel 'bisogno piccolo'. Quando abbiamo assaggiato abbiamo capito tutto e stavamo per prenderli; ma sono fuggiti. E ora eccoli qua. È proprio il caso di dirlo: stretta è la via in cui incontri il tuo nemico!"
Il re, in un trasporto d'ira, ordinò di giustiziarli tutti e quattro. Ma il grande santo giunse le mani e prese la parola con voce tonante: "Voglia vostra maestà sospendere un momento il corso della sua folgorante indignazione, per dare modo ai monaci di spiegarsi."
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