"Potete senz'altro far conto sulla pioggia, anziani. Ritiratevi pure."
I capi-villaggio ringraziarono e uscirono.
"Sapete voi, monaci della corte dei Tang" disse il re, "perché rispetto il Tao e sono ostile alla comunità del Buddha? Perché quando avevamo bisogno di pioggia, i miei monaci buddisti non furono capaci di farne cadere neppure una goccia. Per fortuna il Cielo ci donò questi Maestri di Stato che ci soccorsero nelle nostre afflizioni. Voi meritereste di essere castigati senza indugio per averli offesi, anche se venite di lontano. Ma dal momento che il giudizio è momentaneamente sospeso, mi chiedo se osereste misurarvi con loro nell'invocare la pioggia. Se foste capaci di ottenere un'adeguata quantità di acqua, vi concederei l'amnistia, vi restituirei il passaporto e vi autorizzerei a proseguire il vostro viaggio. Ma attenzione: se non ne sarete capaci, verrete portati sulla pubblica piazza per essere giustiziati."
"L'umile monaco che sono si intende un po' anche di queste cose" rispose Scimmiotto con un sorriso sornione.
Il re ordinò dunque di preparare la piazza delle cerimonie e di attaccare i cavalli al suo carro: "Verremo di persona ad assistere allo spettacolo dalla Torre delle Cinque Fenici."
E si andò a sedere in cima alla torre, accompagnato dal suo seguito. I tre taoisti gli tennero compagnia, mentre Tripitaka restava ai piedi della torre con i discepoli. Dopo poco giunse galoppando a briglia sciolta un ufficiale e annunciò: "Tutto è pronto per la cerimonia. Preghiamo le vostre santità di ascendere all'altare."
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