La terra piomba nel caos originario. Scompare nella nebbia anche l'ingresso della Torre delle Fenici.
In mezzo a quelle nuvole in cielo e sulla terra, che rendevano ogni cosa indistinta, Scimmiotto puntò la sua sbarra per la terza volta.
Il duca del tuono scese dal cielo fumante di rabbia, cavalcando a rovescio la sua bestia di fuoco. La madre del fulmine uscì in furia dal suo palazzo stellare, stringendo in mano serpenti d'oro. Il tuono rimbombante scuoteva il Monte della Forca di Ferro; zebrature scarlatte di seta scintillante illuminavano l'oceano orientale. Sordo rotolare di pesanti carri, schiocchi improvvisi di alti alberi che si schiantano. La natura è ravvivata dall'esplosione di mille boccioli e dal brulicare di mille insetti.
Re e cortigiani sono basiti dallo spavento in questo grande baccano, che tappa la bocca persino ai positivi e disincantati mercanti.
Il tuono rombava da spaccare la terra e da rovesciare la montagna. Tutti in città erano terrorizzati: non c'era casolare in cui non si bruciassero incenso e carta moneta.
"Vecchio Deng" gridava Scimmiotto a squarciagola, "giacché siamo in ballo, scovami tutti i mandarini corrotti e i figli empi, ma tutti senza sbagliare, e bruciali con i tuoi fulmini!"
Il tuono ruggiva ancora più forte. A questo punto Scimmiotto puntò la sua sbarra per la quarta volta.
La pioggia invade l'universo come se il fiume del cielo avesse rotto gli argini, le nubi si rovesciano come se avessero ceduto le dighe. Scrosci sui tetti, finestre lavate; le strade sono invase da onde spumeggianti.
|