Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Mi avevate detto che i draghi non erano in casa; e invece, quando è stata la volta del monaco, ha pregato per un po' in silenzio e di acqua ne è caduta tanta. Ora come potete contestare il loro merito e appropriarvelo?"
     "Ma vi pare che i re draghi si potessero permettere di non venire, dopo che avevo fatto tutte le pratiche necessarie: inoltrato l'istanza, bruciato l'incantesimo e battuto la tavoletta?" fece presente Potenza della Tigre. "Magari in un primo tempo saranno stati in riunione, e i cinque direttori del Dipartimento Tuoni e Fulmini si saranno trovati fuori stanza. Ma quando hanno ricevuto la mia convocazione si sono affrettati a venire; solo che a questo punto noi eravamo scesi dall'altare ed erano saliti loro. Quel bonzo ha semplicemente beneficiato della buona occasione. A considerare bene le cose, i draghi li ho chiamati io e la pioggia che è caduta è nostra."

     La mente confusa del re, davanti a queste argomentazioni, piombò di nuovo nell'incertezza.
     Scimmiotto fece un passo avanti, giunse le mani e suggerì: "Maestà, questi trucchi di magia eterodossa non vanno a credito di nessuno, né loro né nostro. La pioggia l'hanno fatta i draghi, e sono ancora là per aria: io non ho dato loro licenza di andarsene, e da soli non se la prenderebbero di certo. Se i vostri Maestri di Stato sono capaci di farceli vedere, cediamo loro il merito dell'operazione."
     "Ho regnato ventitré anni senza mai vedere un drago" disse il re con occhi sognanti. "Bonzi o preti, vedete voi: dovete assolutamente usare i vostri poteri per mostrarmene uno. Chi ci riesce avrà tutto il merito, e chi non ci riesce tutta la colpa."


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