Ricomparve nel frattempo Potenza della Tigre, lavato e pettinato.
"Maestà" disse, "quel bonzo conosce l'arte di manipolare le cose. Fate riportare il cofano: so io come va risolta questa gara."
"Maestro di stato, quale indovinello volete proporre?"
"Un conto è manipolare le cose, un altro le persone. Nasconderemo nel cofano uno dei nostri adepti: vi garantisco che dovranno rinunciare ai loro sporchi scherzi."
In effetti venne chiuso nel cofano un inserviente taoista, si abbassò il coperchio e lo si riportò davanti al bonzo perché indovinasse per la terza volta che cosa conteneva.
"Che noia!" bofonchiava Tripitaka.
"Aspettate un momento" disse Scimmiotto.
Si intrufolò e trovò il ragazzino. Quello Scimmiotto! Impossibile trovare una persona più accorta, difficile trovarne una più astuta. Prese l'aspetto dell'eminente taoista e chiamò: "Discepolo!"
"Maestro, da dove sbucate?"
"Sono entrato grazie alla magia che rende invisibili."
"Che ordini mi date?"
"Il bonzo ti ha visto, sa tutto; e se indovina di nuovo, perderemo definitivamente la gara. Sono venuto per parlarne con te. La cosa migliore sarebbe che ti facessi radere la testa: diremo che qui dentro c'è un monacello buddista."
"Come volete, maestro; basta che vinciamo. Se dovessimo perdere ancora, non solo ne andrebbe di mezzo la nostra reputazione, ma a corte chiunque ci mancherebbe di rispetto."
"Proprio così" approvò Scimmiotto. "Vieni qui. Dopo la vittoria, sarai ben ricompensato."
Trasformò la sua sbarra in un rasoio da tonsura, prese in braccio il ragazzo e gli sussurrò: "Ragazzo mio, devo raderti la testa. Se ti fa male stringi i denti: non devi fare il minimo rumore."
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