Ma per quanto chiamasse, nessuno rispondeva.
"Io dico invece che è un monaco buddista" affermò Tripitaka giungendo le mani.
"Ma certo, dentro il cofano c'è un bel bonzo!" strillò allegro Porcellino.
In effetti il ragazzo alzò il coperchio e uscì fuori, ripetendo il nome del Buddha e battendo il pesce di legno. La scena divertì molto i funzionari civili e militari, che fecero un bell'applauso; mentre i tre taoisti restavano senza parola e digrignavano i denti.
"E poi venitemi a dire che questi bonzi non hanno l'aiuto di dèi e diavoli! Come è possibile che il ragazzo entri nel cofano taoista ed esca buddista? Mettiamo pure che ci sia entrato un barbiere: questo spiegherebbe la tonsura, ma non l'abito. E prega il Buddha! Ah, maestri di stato, lasciate che vadano lontano da qui!"
"Maestà" insisté Potenza della Tigre, "non c'è giocatore di scacchi che non trovi un avversario del suo livello, né capitano che non trovi un nemico in grado di fronteggiarlo. Voglio gareggiare con loro nelle arti marziali che ho appreso da giovane sui monti di Zhongnan."
"Di quali arti marziali si tratta?"
"Tutti e tre abbiamo poteri soprannaturali. Possiamo farci tagliare la testa e ricuperarla; aprirci il ventre, cavarne le interiora e rimetterle al loro posto come se niente fosse. Ci possiamo inoltre immergere in una caldaia d'olio bollente."
"Ma sono tre modi sicuri per morire!" gridò il re allarmato.
"Non per noi. Ma dite bene, questa è la gara giusta: non vedo l'ora di incominciare."
Scimmiotto, che andava e veniva in forma di insetto per raccogliere informazioni, sentì queste parole, riprese il suo aspetto e rise di gusto: "Che fortuna! Ce l'abbiamo fatta."
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