"Che cos'altro abbiamo fatto, se non trovare tre giochetti da lasciarci la pelle?" replicò Porcellino.
"Tu non hai mai voluto capire che cosa so fare io."
"Già le tue trasformazioni, fratello, non sono niente male. Vuoi dire che ti intendi anche di queste cose?"
"Io?" rispose Scimmiotto.
"Io per conversare mi taglio la testa,
Per darti le botte mi sego le braccia,
Se vado a passeggio mi stacco le gambe,
Aperta la pancia, mi arrotolo trippe:
La tecnica è simile a quella del cuoco
Quand'egli in cucina prepara ravioli.
Bagnarsi nell'olio bollente è un piacere:
Non ami pulirti in un bel bagno caldo?"
Porcellino e Sabbioso ridevano a crepapelle.
Scimmiotto si fece avanti: "Maestà, l'umile bonzo che sono sa separarsi dalla propria testa."
"E come fai?"
"Quand'ero studente un maestro di meditazione mi mostrò come si fanno queste cose. Non sono sicuro che sia un buon metodo, ma mi piacerebbe cogliere l'occasione per metterlo alla prova."
"Il giovane bonzo è un bello sventato" replicò il re ridendo. "La decapitazione non è cosa da sperimentare come un nuovo gioco. La testa comanda i sei sensi: quand'è caduta, non c'è più niente da fare."
"Maestà" sibilò Potenza della Tigre, "è esattamente quello che mi aspetto da lui."
Il re ordinò dunque di rizzare il palco delle esecuzioni capitali sulla piazza del mercato.
L'ordine fu immediatamente trasmesso e tremila uomini della Guardia della Foresta di Piume si schierarono davanti alle porte del palazzo.
"Bonzo" ordinò il re, "ti tocca andare a farti tagliare la testa per primo."
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