Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Una volta tanto mi tocca il primo posto" esclamò allegro Scimmiotto. Poi giunse educatamente le mani e disse: "Scusate, maestro di stato, se ho l'insigne audacia di passarvi avanti."
     Mentre andava verso la porta, Tripitaka lo trattenne: "Attento, caro discepolo, non è uno scherzo!"
     "Niente paura, ci si rivede!" rispose Scimmiotto.
     Il grande santo andò dritto al luogo delle esecuzioni e il carnefice lo prese e lo legò. Gli misero il collo sul ceppo e, non appena si udì il grido: "In guardia!", sibilò la scure e cadde la testa. Il carnefice le diede un calcio e la fece rotolare come un cocomero a trenta o quaranta passi di distanza. Però dal collo non uscì nemmeno una goccia di sangue; e una voce dal ventre gridò: "Torna qui, zucca mia!"
     Potenza della Tigre, preoccupato dall'evidente competenza dell'avversario, recitò subito un'invocazione a dèi e spiriti dei luoghi e ordinò loro: "Trattenete quella testa finché io non abbia vinto i bonzi; in cambio chiederò al re di costruire un grande tempio al posto della vostra piccola cappella, e di sostituire le vostre vecchie statue di fango con altre di vero bronzo dorato."

     Le divinità non potevano disubbidire a uno che conosceva il metodo dei cinque tuoni; trattennero perciò la testa di Scimmiotto. Questi aveva un bel gridare: "Dài, testa, non farti aspettare!": sembrava che avesse messo radici, non c'era verso di muoverla.
     Allora il Novizio si dibatté, strappò le corde che lo legavano e gridò: "Cresci!". Si sentì un colpo di vento e gli si vide spuntare dal collo una testa nuova. Le guardie tremavano, il carnefice non sapeva più dove guardare dalla vergogna. L'ufficiale che sorvegliava la decapitazione corse a riferire: "Maestà, la testa del monaco è stata tagliata, ma ne è subito cresciuta una nuova."


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