"Hai sentito, Sabbioso?" diceva Porcellino. "Chi avrebbe mai detto che nostro fratello avesse anche questo trucco nel suo sacco."
"Uno che sa fare settantadue trasformazioni, sarà come se avesse settantadue teste" opinò Sabbioso.
Intanto giunse Scimmiotto di ritorno.
"Hai sofferto molto, caro discepolo?" chiese Tripitaka.
"No, per niente; mi sono abbastanza divertito."
"Fratello, non hai bisogno di una pomata per lenire il taglio della scure?" s'informò Porcellino.
"Non ho tagli; senti, tocca qui."
Il bestione tastò e sgranò gli occhi per la meraviglia: "Fantastico! È ricresciuta come se niente fosse, non c'è nemmeno una cicatrice."
Mentre i discepoli davano libero corso alla loro gioia, il re li chiamò per rendere loro i documenti: "Ecco qua, i vostri reati sono amnistiati, filate via per favore!"
"Certo, riprenderemo il nostro passaporto e ce ne andremo" rispose Scimmiotto. "Ma prima il maestro di stato deve farsi tagliare la testa anche lui: del resto, è un'esperienza che gli raccomando."
"Eminente maestro" disse il re, "il bonzo insiste perché si vada sino in fondo. Fate la vostra parte, ma per piacere non mi procurate spaventi."
Potenza della Tigre si dovette adeguare: fu preso, legato dal carnefice, gettato a terra e decapitato, e la sua testa rotolò a trenta passi. Nemmeno dal suo collo sgorgò sangue, e si udì la sua voce gridare: "Testa, ritorna!"
Scimmiotto si strappò subito un pelo, vi soffiò sopra il suo fiato magico e lo trasformò in un cane giallo, che si precipitò sul palco, afferrò la testa del taoista fra i denti, corse al fossato delle mura e ve la fece cadere.
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