Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Tripitaka tese l'orecchio e udì anche lui tamburi e cembali: "Questi non sono strumenti taoisti. Sono proprio monaci della nostra comunità che stanno celebrando una funzione. Cerchiamoli subito!"
     Scimmiotto prese la briglia del cavallo e tutti lo seguirono, dirigendosi verso la musica. Non c'era strada. Salirono e scesero una serie di dune finché giunsero a un agglomerato di molte graziose casette.

     Sul fianco della montagna, in riva al fiume, recinzioni di bambù con cancelletti di legno. È cessato sui salici il canto degli uccelli, la garzetta sogna sulla duna. S'interrompe il canto del flauto, i tamburelli non gli rispondono più.
     Gli alti giunchi accennano alla luna, il vento scompiglia le erbe. Abbaiano i cani del villaggio, al riparo delle siepi, senza svegliare il vecchio pescatore che dorme presso il pontile del traghetto. Rare luci, il fumo dei camini si disperde; brilla la luna come uno specchio sospeso. Passa ad un tratto un profumo di felce d'acqua, che il vento dell'ovest porta dall'altra riva.


     Tripitaka scese da cavallo quando giunsero all'imbocco di un sentiero che portava a una casa con la bandiera piantata davanti alla porta: si vedevano luci brillare dalle finestre e si sentivano effluvi d'incenso.
     "Consapevole del Vuoto, questo è un bel posticino. Potremo trovare un riparo dal freddo e dall'umidità, e dormire sicuri. Non mi accompagnate: busserò io alla porta del donatore e vi chiamerò se ci ospita. Se invece rifiuta, non fate baccano. Con le facce che avete, se vi presentate per primi non potete che spaventare la gente e provocare incidenti, a rischio di non trovare più un buco dove passare la notte."


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