I domestici si chiedevano sorpresi: "Che bisogno c'è di lampade? Non si stavano recitando i sutra a lume di candela?"
Qualche ragazzo si affacciò a guardare, constatarono che la sala era al buio e portarono torce e lanterne. A questo punto videro Porcellino e Sabbioso. Lasciarono cadere le torce e corsero via terrorizzati a chiudersi in cucina urlando: "Sono entrati dei mostri!"
Scimmiotto raccolse una torcia, la utilizzò per accendere candele e lampade e invitò il maestro a sedersi su una poltrona; i discepoli gli sedettero accanto e il vecchio di fronte a loro. Mentre iniziava la conversazione, si aprì l'uscio e si affacciò un altro vecchio appoggiato a un bastone: "Chi sono questi diavoli che vengono di notte a turbare la nostra casa?"
Il primo vecchio gli andò incontro e lo trattenne dietro il paravento: "Non gridare fratello. Non sono diavoli; sono arhat in cerca di scritture: vengono dal paese dei grandi Tang. I discepoli hanno un aspetto spaventoso, ma non è forse vero che sulle montagne più selvagge abita gente per bene?"
Allora il secondo vecchio posò il bastone, venne a salutarli e si sedette a sua volta ordinando: "Portate del tè! Mettete in tavola cibi di magro!"
Per quanto chiamasse, gli impauriti servitori non osavano mostrarsi.
Porcellino chiese: "Dove sono finiti i servitori?"
"Ho detto loro di procurarsi qualcosa da mettere in tavola."
"Quanti ne mettete al nostro servizio?"
"Otto persone."
"Otto al servizio di quale commensale?"
"Di voi quattro."
"Guardate: per il maestro, quello con la faccia bianca, basta una persona. Quello con la faccia pelosa e la gola da duca del tuono si può accontentare di due; otto servono per quell'altro con la faccia patibolare; e a me servono almeno venti persone" dichiarò Porcellino.
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