"Un corno! Dice l'adagio: Sotterra vivo il monaco, ma non impedirgli di saziarsi."
"Non gli badate, sparecchiate pure" ordinò Scimmiotto.
"Durante il giorno non sarebbe stato un problema" dissero inchinandosi i due vecchi; "di pance di reverendo tanto grandi avremmo potuto riempirne un centinaio. Ma dobbiamo confessare che ora è un po' tardi. Abbiamo dovuto utilizzare i resti del banchetto, e avevamo fatto cucinare uno staio di pasta, un'ottantina di litri di riso e qualche piatto di magro per condividere con vicini e parenti la benedizione che ci avevano data i precedenti monaci. Il fatto è che non vi aspettavamo. Fuggiti i monaci e in mancanza dei vicini e parenti, che non sono venuti, abbiamo servito tutto a voi. Ma se avete ancora appetito, possiamo vedere se c'è qualcos'altro in cucina."
"Ma certo, mettete tutto in pentola" insisté Porcellino.
Alla fine la tavola fu sparecchiata. Tripitaka si inchinò, ringraziò della generosità e si informò dello stimato nome del donatore.
"Mi chiamo Chen" rispose il vecchio.
"L'umile monaco che sono condivide gli stessi illustri antenati" precisò Tripitaka giungendo le mani.
"Volete dire che anche voi vi chiamate Chen?"
"Proprio così, era il nome della mia famiglia. Posso permettermi di chiedere quale funzione religiosa è stata celebrata?"
"Maestro, a che serve fare queste domande?" interruppe ridendo Porcellino. "Sono sempre le stesse cose: benedizione del raccolto, pace e prosperità, buon esito di qualche lavoro..."
"Non in questo caso" disse il vecchio.
|