"E vostro fratello ha figli?" chiese Scimmiotto.
"Ha avuto un bambino, anche lui da una concubina. Anche lui ha sette anni e si chiama Chen Protetto di Guan."
"Perché si chiama così?"
"In famiglia siamo devoti del santo padre Guan e lo abbiamo molto sollecitato per questo figlio. Abbiamo centovent'anni in due e soltanto questi due discendenti. Ma ora purtroppo è venuto il nostro turno e non abbiamo modo di sottrarci. Potete immaginare quanto ci costi perdere i nostri bambini. Ecco perché abbiamo fatto celebrare la funzione: volevamo assicurare loro una buona reincarnazione."
Tripitaka non poté trattenere le lacrime: "Come dicevano gli antichi: cade la prugna acerba prima della matura; la sfortuna perseguita chi non ha discendenti."
"Fatemi capire una cosa" chiese Scimmiotto sorridendo. "Qual'è il vostro patrimonio, nonno?"
"Non siamo messi male" rispose il fratello minore. "Una cinquantina di arpenti di risaia, una settantina di altre terre, un centinaio a prato, due o trecento capi di bufali, una trentina di cavalli e asini e non so quanti maiali, pecore e gallinacei. Produciamo un'eccedenza sia di granaglie sia di stoffe. Questa è la nostra situazione."
"Dunque siete ricchi. Peccato che siate tanto avari."
"Perché dite che siamo avari?"
"Perché abbandonare i propri figli, quando si hanno tanti beni? Un maschietto vi costerebbe cinquanta once d'argento, una bambina cento. Aggiungendo la spesa del mediatore, con meno di duecento once potreste conservare la vostra discendenza. Non sarebbe il meno peggio?"
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