"Signore, non capite" rispose piangendo il fratello minore. "Questo grande re è molto perspicace e ci visita spesso."
"L'avete visto in faccia? Che aspetto ha?"
"Non si fa vedere. Quando è presente, si avverte una corrente d'aria profumata: allora tutti bruciamo incenso e ci prosterniamo nella direzione del vento. Sa tutto di noi, anche quante tazze e cucchiai teniamo in cucina; ricorda la data di nascita di ogni persona nel villaggio, giovani e vecchi. Non accetterebbe una sostituzione di persona. Non è una questione di denaro: nemmeno per un milione troveremmo bambini perfettamente identici ai nostri."
"Ora ho capito come stanno le cose. Fatemi un po' vedere il vostro stimato figliolo."
Chen Qing andò a cercare Protetto di Guan, lo portò tenendolo in braccio e lo fece sedere sul tavolo accanto alla lampada. Il bambino, inconsapevole dell'argomento della conversazione, si riempiva le maniche di dolci, sgambettava e si divertiva a spilluzzicare qua e là. Scimmiotto lo osservò bene, recitò dentro di sé un incantesimo e, con una scossa, prese il suo aspetto: ora erano due i bambini che giocavano alla luce della lampada, tenendosi per mano. Il vecchio, sbalordito, cadde in ginocchio ai piedi di Tripitaka, che diceva: "Avete ragione, signore, è una cosa sovrumana."
"Un momento fa parlava con noi, ed ecco che non si può distinguerlo da mio figlio. Ne chiami uno e rispondono tutti e due. Restiamo senza fiato! Vi prego, ditegli di riprendere il suo aspetto."
Scimmiotto ubbidì, passandosi una mano sul viso. Allora il vecchio si inginocchiò ai suoi piedi: "Quali incredibili poteri avete, signore!"
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