Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Non ti pare che fossi somigliante?"
     "Potete dire identico! Faccia, corpo, voce, abiti."
     "Non tutto si vede. Se ci aveste messi su una bilancia, avreste constato che avevamo anche lo stesso peso."
     "Sì, sì, tutto identico."
     "Credete che mi potrei presentare al suo posto?"
     "Ma certo! Sarebbe impossibile distinguervi."
     "Dunque andrò io al posto del bambino, perché resti in casa un discendente che perpetui il culto degli antenati" dichiarò Scimmiotto.
     Chen Qing si inginocchiò di nuovo e batté la fronte al suolo: "Se fate questo, nella vostra grande misericordia, offrirò mille once d'argento per le spese di viaggio del monaco cinese."
     "E per il vostro servitore, il vecchio Scimmiotto, non farete niente?"
     "Ma non avete detto che sostituirete mio figlio? La vostra sorte sarà di essere mangiato."

     "Credete che il grande re avrà l'audacia di mangiarmi?"
     "È quello che ci si può aspettare; o pensate che vi troverà troppo frollato?"
     "Vada come vuole la sorte. Se mi mangerà, sarà perché il tempo destinato alla mia vita sarà trascorso. Se non mi mangia, tanto meglio. Comunque fate conto su di me."
     Mentre Chen Qing si profondeva in ringraziamenti e prosternazioni, e aumentava la sua offerta di altri cinquecento tael, Chen Cheng se ne stava in un angolo e piangeva a dirotto. Scimmiotto se ne accorse, si accostò e gli chiese: "Fratello maggiore, voi certo soffrite perché non volete separarvi da vostra figlia?"
     "Certo, non posso sopportarlo!" rispose il vecchio inginocchiandosi. "Dovrei esservi riconoscente che salviate almeno mio nipote. Ma io non ho che questa figlia: anche lei potrebbe perpetuare il culto degli antenati. Come posso perderla?"


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