"Non è difficile evitarlo: mettete in pentola altri ottanta litri di riso e tanta buona verdura per il mio condiscepolo dal grugno lungo. Lo convinceremo a prendere l'aspetto della bambina e verrà con me al sacrificio. Non si acquistano forse meriti segreti a salvare la vita dei bambini? Che ne dite?"
Porcellino si spaventò: "Fratello, fa il pavone finché vuoi, ma non mi immischiare; io non ho nessuna voglia di rischiare la pelle."
"Saggio fratellino, eppure conosci anche tu il proverbio: nemmeno i polli mangiano gratis. Ti sei mangiato un pasto sontuoso, anche se hai avuto il coraggio di lamentarti che non ti bastava; e ora non vuoi far niente per questa gente in difficoltà?"
"Tu, fratello, sei capace di trasformarti, ma io no."
"Andiamo! Di trasformazioni ne conosci tante anche tu; mi pare, trentasei."
"Consapevole delle Proprie Capacità" intervenne Tripitaka, "il tuo condiscepolo ha pienamente ragione, quello che dice è ineccepibile. Salvare una vita umana è meglio che costruire una pagoda di sette piani, dice il proverbio. Sei tenuto a farlo per riconoscenza, e ti conviene per acquisire meriti segreti. Eppoi, scusate, è una notte fredda in cui non avete altro da fare; almeno vi divertirete."
"Si fa presto a dire, maestro!" replicò Porcellino. "Io mi so trasformare in montagna, in albero, in roccia, in elefante spelacchiato, in bufalo; magari mi potrei trasformare in un ciccione all'osteria. Ma qui si tratta di una bambina. Non crediate che sia facile."
"Non gli date retta" tagliò corto Scimmiotto. "Vediamo questa bambina."
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