Ma il mostro schivò un'altra rastrellata di Porcellino e prese la fuga, dileguandosi nel Fiume Comunicante con il Cielo.
"Inutile inseguirlo adesso" disse Scimmiotto. "È una creatura del fiume. Domani troveremo il modo di catturarlo, per costringerlo ad aiutarci nella traversata."
Andarono al tempio e riportarono dai Chen tutte le offerte, comprese le tavole. Il reverendo e Sabbioso, che in compagnia dei Chen attendevano notizie, li videro arrivare con il loro carico nella corte.
"Com'è andata, Consapevole del Vuoto?" chiese Tripitaka facendosi loro incontro.
Scimmiotto raccontò. I due vecchi, tutti contenti, fecero preparare i letti in una stanza e invitarono gli ospiti a coricarsi.
Intanto il mostro era scampato nel suo palazzo in fondo al fiume. Se ne stava seduto in cupo silenzio, e la gente acquatica venne a informarsi: "Maestà, ritornate sempre allegro dai sacrifici annuali. Perché questa volta siete tanto di malumore?"
"Lo vedete anche voi. Le altre volte vi portavo sempre qualcosa da mangiare, ma questa notte non ho potuto toccare cibo neanch'io. Che sfortuna! Mi sono imbattuto in un paio di avversari, e poco è mancato che ci lasciassi la pelle."
"Di chi si trattava, maestà?"
"Sono discepoli di un santo monaco dei grandi Tang che va nel Paradiso dell'Ovest in cerca delle scritture. Si erano messi in agguato nel tempio, trasformati in bambini: quando hanno ripreso il loro aspetto me la sono vista brutta. Avevo già sentito parlare di questo monaco cinese: è un certo Tripitaka che si è coltivato per dieci successive reincarnazioni; basterebbe mangiare un boccone della sua carne per procurarsi longevità a tempo indefinito. Non mi aspettavo che avesse certa gente al suo servizio. Mi hanno rovinato la reputazione e distrutto il culto che mi era dovuto. Mi piacerebbe tanto mettere le mani su quel Tripitaka, ma non credo di essere in grado di farlo."
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