Turbinano i fiocchi come ali di farfalla, danzano e dondolano come piumino d'oca. Il vento spinge la neve caduta, l'ammassa fino a bloccare le strade. Le raffiche penetrano sotto le cortine troppo corte, creano correnti d'aria che si insinuano nei tendaggi.
È un segno fasto che cade dal cielo promettendo un buon raccolto; è per gli umani una rara occasione da festeggiare.
Cadeva neve in abbondanza, come frammenti di giada, o come borra di seta. Maestro e discepoli erano ancora perduti nella contemplazione della scena, che strappava loro sospiri di ammirazione, quando giunsero due giovani servitori mandati dai vecchi Chen a spazzare il sentiero, e altri due a portare l'acqua calda per lavarsi. Un momento dopo venivano serviti tè bollente e biscotti al burro. Infine si portarono dei bracieri nella stanza accanto, e tutti vi si riunirono intorno.
"Stimato donatore" chiese Tripitaka, "voi, da queste parti, conoscete le stagioni? Primavera, estate, autunno, inverno?"
"Certo viviamo in un angolo di mondo un po' appartato, dove gente, cose e costumi sono diversi che nel vostro grande paese; ma vi prego di considerare che ci copre lo stesso cielo. Si capisce che abbiamo anche noi le stagioni."
"Ma allora come spiegate un freddo simile e questa grande nevicata?"
"È vero che siamo ancora nella settima luna, ma ieri era il giorno della rugiada bianca, che annuncia l'imminenza dell'ottava luna. Da noi non sono troppo rare nevicate e gelo nell'ottava luna."
"Da noi nell'Est è diverso" si stupì Tripitaka. "Non nevica mai prima dell'inverno."
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