Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Non stiamo a discutere" intervenne Porcellino balzando a terra dal cavallo. "Controlliamo se il ghiaccio è abbastanza spesso."
     "Bestione" chiese Scimmiotto, "l'altra notte hai controllato se l'acqua fosse profonda gettando un sasso; ora che tutto è solido, come farai?"
     "Non te ne intendi, fratello. Gli darò sopra un colpo con il rastrello: se si rompe è troppo sottile e non ci si può fidare; se resta saldo, vuol dire che è abbastanza spesso. E allora non ci sarebbe motivo di stare qui ad aspettare."
     "Giustissimo" approvò Tripitaka, "mi sembra molto sensato."
     Il bestione rimboccò la veste, balzò sul ghiaccio e vi batté il suo rastrello a tutta forza: si intese soltanto un colpo sordo e restarono i segni dei nove denti. Il bestione gridò: "Si può andare dove si vuole. È gelato fino in fondo."

     Soddisfatto dell'esito, Tripitaka ritornò dai Chen con tutta la compagnia. Non restava che prepararsi e partire. I loro ospiti, dopo avere invano cercato di trattenerli, si rassegnarono a preparare per loro pane, gallette e grano grigliato. Tutti i membri della famiglia si prosternarono davanti a loro, mentre veniva offerta una tazza colma di pezzi d'oro e d'argento: "Vi siamo profondamente riconoscenti di avere reso la vita ai nostri bambini. Eccovi di che procurarvi un pasto lungo la strada, a testimonianza del nostro rispetto."
     Tripitaka scosse il capo e fece con la mano un gesto di diniego, spiegando che non poteva accettare: "Abbiamo lasciato le nostre famiglie e fatto voto di povertà; a che ci servirebbe la ricchezza? Non possiamo usare denaro lungo il cammino, perché dobbiamo mendicare il nostro cibo e vivere di elemosine. Però vi siamo grati di pane e grano."


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