I pellegrini erano perfettamente a loro agio nell'acqua: Porcellino era l'avatara dell'Ammiraglio dei Canneti Celesti e aveva avuto ai suoi ordini ottantamila marinai, Sabbioso veniva dal Fiume delle Sabbie Mobili, il cavallo stesso era figlio del drago dei mari occidentali. Quanto a Scimmiotto, dirigeva le operazioni dall'alto. Raggiunsero rapidamente la riva orientale, strofinarono e asciugarono il cavallo e strizzarono i propri vestiti, mentre Scimmiotto scendeva a terra. Se ne ritornarono così al villaggio dei Chen. I due patriarchi si sentirono annunciare: "Delle quattro persone in cerca delle scritture, ne restano solo tre."
I fratelli si affrettarono a uscire per accoglierli, li videro tutti bagnati e commentarono: "Avevamo pur insistito perché rimaneste qui. Voi avete rifiutato, ed ecco il risultato. Come mai il reverendo Tripitaka non è con voi?"
"Chiamatelo piuttosto reverendo Colapicco!" brontolò Porcellino.
"Poverino!" esclamarono i vecchi versando lacrime. "Poteva aspettare che il ghiaccio si sciogliesse, per attraversare in barca. Gliel'avevamo detto, ma non ha voluto, e ora ha perduto la vita."
"Non ve la prendete per il vostro amico. Non è mica morto il nostro maestro, e chissà quanto vivrà ancora" disse Scimmiotto. "Sono convinto che è stato un tiro mancino di quel grande re della Meravigliosa Efficacia. State tranquilli. Fate inamidare i nostri vestiti, asciugare i documenti di viaggio e foraggiare il cavallo bianco; intanto noi cercheremo quel tizio e libereremo il nostro maestro. Vi garantisco che estirperemo la mala pianta dalla radice. Così anche il villaggio non correrà più rischi e voi potrete vivere in pace."
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