"Quello catturato nel ghiaccio da sua maestà? È stato messo in dispensa, nel cofano di pietra del cortile posteriore. Domani, se non ci saranno complicazioni con i suoi discepoli, sarà il piatto forte di un festino musicale."
Scimmiotto continuò a passeggiare qua e là, e finì per spingersi nel cortile posteriore, in cui trovò il cofano di pietra lungo sei piedi. Accostò l'orecchio e sentì i singhiozzi di Tripitaka. Il poveretto batteva i denti e salmodiava una lamentazione:
"Detesto il mio destino che mi vuole
Abbandonato alle acque. Già mi accadde
Alla nascita. Ancora di recente
Mi trovai imprigionato al Fiume Nero.
Ed oggi ho perso ogni speranza di essere
Tratto in salvo. Potrò mai rivedere
La corte col mio carico di sutra?"
Scimmiotto gli gridò: "Maestro, non vi lagnate dell'acqua. Dice il sutra: La terra è madre dei cinque elementi, ma l'acqua li alimenta. Nulla nasce senza la terra, nulla cresce senza l'acqua. Sono io, il vecchio Scimmiotto!"
"Discepolo, salvami!" gemette Tripitaka.
"State tranquillo. Aspettate che abbia catturato il mostro, e vedrete che vi caverò dagli impicci."
"Fai presto. Non posso durare molto chiuso qui dentro; morirò soffocato."
"Non vi inquietate, non capiterà niente di simile. Vado a provvedere."
Se ne tornò indietro, uscì dalla porta e riprese il suo aspetto.
Porcellino e Sabbioso gli corsero incontro per chiedere com'era andata.
"Quel ghiaccio era davvero una trappola tesa dall'orco per catturare il maestro. Comunque lui sta bene; il mostro lo ha fatto chiudere dentro un cofano di pietra. Ora voi andate a provocare l'orco a battaglia e io ritorno a terra. Se vi riesce, catturatelo. Se non è possibile, fingete la fuga e attiratelo sulla riva: vi aspetterò là."
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