Il combattimento durò quattro ore buone senza esito. Porcellino valutò che non ne sarebbero mai venuti a capo e strizzò l'occhio a Sabbioso: finsero di sbandarsi, volsero le spalle al mostro e fuggirono.
"Ragazzi!" gridò l'orco, "voi vigilate, mentre inseguo quei tipi e li catturo. Ce li porteremo in tavola."
E si lanciò dietro di loro verso la superficie, come un uragano che spazza via le foglie morte, o una tempesta che strappa i fiori del giardino.
Scimmiotto, sulla riva orientale, sorvegliava attentamente la superficie dell'acqua. A un tratto si sollevarono onde e vortici, poi grida e ruggiti. Sbucò Porcellino: "Arriva! Arriva!", poi Sabbioso: "Eccolo qua!", e infine arrivò il mostro gridando: "Dove credete di scappare?". A questo punto, si trovò di fronte Scimmiotto che urlò: "In guardia!" L'orco dovette parare precipitosamente una randellata. Si batterono in riva al fiume scontrandosi tre volte. Poi il mostro, vistosi alle strette, balzò nell'acqua e scomparve. Vento e onde si calmarono.
Scimmiotto risalì l'argine per ringraziare i suoi condiscepoli: "È stata dura, fratelli?"
"All'asciutto quella creatura non vale gran che, ma in acqua è una forza" osservò Sabbioso. "Per mantenere l'equilibrio, bastavamo a stento tutti e due insieme. Che cosa convien fare per salvare il maestro?"
"Se stiamo a perdere tempo, temo che lo ammazzi e se lo mangi" obiettò Scimmiotto.
"Fratello" propose Porcellino, "questa volta, quando lo portiamo a galla, non ti far vedere e aspetta per aria. Quando vedrai emergere la testa la colpirai, come il pestello sullo spicchio d'aglio: mira al cranio e picchia senza sbagliare. Se non morirà, resterà almeno intontito. Io ne approfitterò per dargli un'altra botta con il mio rastrello: e a questo punto sarà fatta."
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