Se a questo punto volete sapere quante tappe gli restavano da percorrere, e quali vicende liete e tristi gli toccarono, vi converrà ascoltare il seguito.
CAPITOLO 50
IL PALAZZO DEI FANTASMI
QUANDO I DESIDERI SVIANO I SENTIMENTI E DOMINANO LA NATURA, L'ANIMO TURBATO E LO SPIRITO SCOSSO INCONTRANO DIAVOLI E LAMIE.
Dice il poema:
Spazzalo, il pavimento del tuo cuore,
Spolvera le affezioni; non accogliere
In un sudicio ambiente Vairocana.
Una purezza costante dell'essere
A conoscenza primaria conduce.
Smoccola la candela della vita,
Esercita il respiro con giudizio,
Cavallo e scimmia tieni controllati:
Solo un lavoro quieto giorno e notte
Infine ti conduce alla tua meta.
Questo poema, che si canta sull'aria del Ramo del Sud, spiega come il monaco cinese poté sfuggire all'insidia nascosta nel fiume e raggiungere l'altra riva trasportato da una tartaruga bianca.
I quattro pellegrini che si affrettavano verso ovest marciavano ormai in un severo paesaggio invernale. Si vedevano
Il bosco illuminarsi di una bruma leggera,
Oltre l'acque levarsi chiare forme di monti.
Di nuovo il cammino fu reso aspro da una montagna: la strada si faceva sempre più ripida e rocciosa, faticosa per gli uomini come per le bestie.
"Discepoli miei!" gridò Tripitaka tirando le redini.
Scimmiotto si volse e chiese: "Che cosa vi serve, maestro?"
"Ecco la montagna. Lupi, tigri o mostri ci potrebbero attaccare: fate attenzione."
"Non temete, maestro. Siamo uniti tutti e tre nel pensiero e nell'impegno della nostra cerca. Tigri e lupi, o mostri che siano, non sono temibili, perché disponiamo del potere di sottometterli."
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