"Che frottole racconta questo bonzo! Se il tuo maestro ti aspetta a mille li, lo avrai lasciato sei o sette giorni fa, sempre che tu sia un buon camminatore; e per ritornare da lui ti occorre altrettanto. Non credi che nel frattempo sarà morto di fame?"
"Devo dire, caro donatore" replicò Scimmiotto ridendo, "che l'ho lasciato un momento fa, e sono arrivato qui in un tempo più corto di quello che occorre a bere una tazza di tè. E adesso fatemi l'elemosina: tornerò da lui in un tempo altrettanto breve."
A questa risposta il vecchio si impaurì e pensò: "Questo bonzo non può essere che un fantasma." Perciò gli voltò la schiena e fece per correre a chiudersi in casa; ma Scimmiotto lo acchiappò per il colletto: "Dove andate, caro donatore? Se avete in casa qualcosa di commestibile, sbrigatevi a darmi la mia parte."
"Andate via, cercate qualcun altro."
"Càpita certe volte che il donatore non capisca la situazione. L'avete detto voi che mi trovo a mille li dalla mia strada. Che cosa dovrei fare: cercare un'altra casa e aggiungere altri mille li? Allora sì che il mio maestro morirebbe di fame."
"Dico la verità: in casa siamo sei o sette persone e abbiamo potuto mettere al fuoco non più di tre litri di riso, che fra l'altro non è ancora cotto. Al momento non ho niente da darvi; forse un'altra volta."
"Dicevano gli antichi: meglio trovare una casa che cercarne tre. Non me ne vado."
Constatando che non c'era verso di sbarazzarsi di lui, il vecchio perse la pazienza e incominciò a batterlo con il bastone. Scimmiotto si lasciava picchiare sulla testa senza nemmeno schivare i colpi, come se il vecchio non facesse che grattarlo dove gli prudeva.
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