L'orco si mise a ridere: "Sappiamo tutti che basta mangiare un pezzetto della tua carne, perché i capelli bianchi ritornino neri e i denti caduti ricrescano. Tu capisci che, trovandoti in casa mia senza nemmeno il fastidio di invitarti, sarei uno stupido se ti lasciassi andare. Come si chiama questo tuo primo discepolo? Dov'è andato a mendicare?"
Porcellino dichiarò con tono altero: "Il mio condiscepolo è nientemeno che Scimmiotto Consapevole del Vuoto, il Grande Santo Uguale al Cielo, che parecchi anni fa fece un bel rumore nel palazzo celeste."
L'orco non disse nulla, ma corrugò la fronte e pensò: "Certo, ho sentito parlare anche di lui e delle sue capacità; non mi aspettavo di incontrarlo."
E ordinò: "Ragazzi, legate bene il monaco cinese. Poi levate le mie giubbe agli altri due e legate anche loro. Metteteli in dispensa, e vediamo di catturare anche il pezzo che manca. Poi daremo a tutti loro una bella spazzolata, li laveremo a fondo e li cucineremo al vapore."
I mostriciattoli corsero a eseguire. Il cavallo bianco fu portato nella stalla, i bagagli gettati in una stanza, ed essi si dedicarono a preparare le armi per la cattura di Scimmiotto.
Il Novizio, sgraffignata la ciotola di riso dai contadini del villaggio più a sud, ritornò al punto di partenza e ritrovò il cerchio, ma dentro non c'era più nessuno. Guardò verso le torri e constatò che erano scomparse: restavano solo alcune rocce di forma insolita.
"C'era da aspettarselo" si disse Scimmiotto allarmato. "Quegli stupidi saranno corsi a gettarsi nella rete." E si mise a seguire le tracce degli zoccoli del cavallo sulla carreggiata.
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