Una marea alta mille tese si ingolfa nelle strade, diecimila strati di onde vanno all'attacco delle rupi, con un acciottolio di sassolini di giada, con schiocchi di corde spezzate.
L'acqua si rompe contro le rocce, sputa tutti i denti e rifluisce in gorghi infiniti. Si insinua in tutte le cavità, fa di ogni burrone un torrente in piena.
"Che disastro!" esclamava Scimmiotto allarmato. "Nella grotta non entra, e sta invece inondando la campagna. Che cosa possiamo fare?" E chiedeva al conte di sbrigarsi a raccogliere tutta quell'acqua.
Ma lui rispondeva: "La mia umile divinità non può farci niente: la so versare ma non raccogliere. Lo dice anche il proverbio: acqua sparsa non la ripigli."
Tuttavia le montagne sono alte e l'acqua cade in basso: in breve torrenti e fossi se la portarono via.
A questo punto si videro ricomparire i mostriciattoli davanti alla grotta: gridavano, sgambettavano, facevano i bulletti tendendo i pugni e agitando bastoni. In breve ripresero i loro giochi in perfetto buonumore.
"Abbiamo perso tempo" fece notare il re celeste. "L'acqua non li ha neanche inumiditi."
Arrabbiato e incapace di contenersi, Scimmiotto corse verso la porta gridando: "Dove andate voialtri? In guardia!"
I mostriciattoli, spaventati, lasciarono cadere le loro cose e corsero a rifugiarsi in casa: "Maestà, ci picchia!"
Il re diavolo si fece sull'uscio con la sua lancia in mano: "Brutta scimmia sfacciata! Hai fallito in tutti i modi, non ti sono serviti né il fuoco né l'acqua. Se mi torni davanti, è proprio perché vuoi che ti spacci."
|