Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Ti sbagli, figliolo: la pelle ce la rimetterai tu, non io. Vieni qui a prendere le sberle che ti toccano."
     "Non imbrogliamo le carte" sogghignò il mostro. "Non hai che i pugni da opporre alla mia lancia. E sono i poveri pugni di una bestiola tutta pelle e ossa, grandi come noci secche. Va bene, lascerò da parte la lancia e ti offrirò una partita di pugilato. Ora ti do una bella lezione."
     "Ben detto!" fece Scimmiotto ridendo. "Fatti sotto."
     Il diavolo rimboccò il vestito e si mise in posizione, levando due pugni grossi come le mazze di ferro che si usano per spremere l'olio. Scimmiotto molleggiò sulle gambe e partì all'attacco con una gragnola di colpi. Che match!

     Volteggiano intorno, si colpiscono a piedi uniti. Mirano al petto e alle costole, colpiscono il cuore e la milza. Assumono la posizione dell'immortale che addita il cammino, poi quella di Laozi che cavalca la gru. Il più impegnativo è il colpo della tigre affamata che si getta sulla preda, il più insidioso quello del drago che si attorce nell'acqua.

     Il diavolo fece il caimano che si rigira, il grande santo il cervo che perde le corna [...](44) Al colpo di Guanyin col palmo della mano, il Novizio oppone il colpo di piede dell'arhat. Il diretto lungo non ha la stessa forza del gancio corto. Combattono per varie diecine di riprese con molta perizia e senza debolezze.

     Erano talmente virtuosi che il re Li urlava come un tifoso, e Virtù del Fuoco applaudiva. I duchi del tuono e il principe Nata, alla testa delle truppe celesti, si erano messi in posizione, pronti a lanciarsi al salvataggio di Scimmiotto. Nell'altro campo la folla dei mostri agitava le bandiere e batteva sui tamburi, pronta a soccorrere il suo re con spade e lance brandite.


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