Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Se c'è di mezzo il rituale del furto" fecero i duchi Deng e Zhang sghignazzando, "il nostro grande santo è la massima autorità. Ricordate come fecero sensazione a suo tempo il furto del vino imperiale, lo sgraffignamento delle pesche, il ratto del fegato di drago e del midollo di fenice, senza parlare dell'elisir del signore Laozi. Un talento incomparabile. Chi altri potremmo assumere per svolgere un lavoretto di questo genere?"
     "Ben detto; del resto le chiacchiere non costano niente" replicò Scimmiotto. "Se la pensate così, mettetevi seduti e io andrò a vedere che cosa si può fare."
     Il grande santo balzò giù dalla vetta, si avvicinò con discrezione all'ingresso della caverna e si mutò in una bella moschina molto elegante:

     Con ali più sottili di membrane

     Di bambù, con un corpo più piccino
     Del cuor di un fiore, zampe non più grosse
     Di un pelo ed occhi scintillanti. Abile
     A seguire gli odori, a navigare
     Su ogni alito di vento. Non è in grado
     Di far segnare un peso alla bilancia,
     Ma possiede il suo lato utile e amabile.

     Si accostò con volo leggero a una fessura e scivolò all'interno. I mostri grandi e piccoli si accalcavano là dentro, e cantavano o danzavano. Il vecchio re troneggiava in alto. Davanti a lui erano stati serviti in tavola serpenti in spezzatino, cacciagione, zampe d'orso, gobbe di cammello, verdure e frutta della montagna. Da vasi di porcellana verde celadon si versavano tazze e tazze ricolme di cumis di capra e di profumato vino di palma.
     Scimmiotto si mescolò alla folla dei mostriciattoli assumendo l'aspetto di uno spirito con la testa di tasso, e pian piano si avvicinò al trono: ma per quanto scrutasse in giro, non vide quel cerchio da nessuna parte. Allora sgattaiolò dietro il trono e penetrò nella sala posteriore: appesi in alto, sotto le volte, i draghi di fuoco gemevano e i cavalli di fuoco emettevano lamentosi nitriti. A un tratto scorse la sua sbarra di ferro appoggiata al muro. Corse ad afferrarla, riprese il suo aspetto e avanzò tra la folla mulinandola per aprirsi un passaggio. Tutti furono presi dal panico. Il re diavolo non fece in tempo a reagire: prima che si rendesse conto della situazione, Scimmiotto si era già aperta una via sanguinosa fino alla porta.


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