E prima di addormentarsi spinse l'anello ancora più su. Scimmiotto salì sul bracciale e punse di nuovo. Il diavolo, svegliato di soprassalto, grugnì: "Mi farà morire!"
Ma non c'era verso di indurlo a levare il bracciale. Allora il Novizio scese dal letto, tornò a trasformarsi in grillo, uscì dalla camera e seguì di nuovo il rumore dei cavalli che nitrivano e dei draghi che gemevano. Draghi e cavalli di fuoco erano custoditi dietro porte chiuse con pesanti lucchetti. Scimmiotto riprese il proprio aspetto e aprì a modo suo: mormorò un incantesimo, sfiorò i catenacci e i loro anelli di ferro caddero a terra. Spinse l'uscio ed entrò: faceva chiaro come in pieno giorno, con tutti gli ordigni incendiari che erano accatastati là dentro. Fra le armi allineate lungo il muro riconobbe la sciabola per fendere diavoli, che apparteneva al principe, e gli archi e frecce di fuoco del signore astrale. Andò in giro rubacchiando dappertutto. Giunse infine a un tavolo di pietra su cui era posato un canestro intrecciato di bambù, che conteneva un ciuffo di peli di scimmia. Il grande santo li prese lietamente, ci soffiò sopra, gridò: "Trasformazione!" e ne fece una quarantina di scimmiottini, che incaricò di trasportare sciabola, spada, mazza, laccio, mazzapicchio, ruota di fuoco, nonché archi, frecce, lance, carri, vasi, corvi, topi, cavalli di fuoco; insomma tutti gli strumenti di guerra che erano stati aspirati. Montò poi sui draghi di fuoco e fece loro appiccare un incendio, dall'interno verso l'esterno, che ardeva tutto al loro passaggio. Si udivano dovunque sibili, scricchiolii, scoppi come colpi di tuono.
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