Scimmiotto arrossì di collera, balzò avanti e gli sferrò un pugno al petto. Il diavolo rispose allungandogli un colpo di lancia. Il Novizio saltava a destra e a sinistra per disorientare il mostro, che non si rendeva conto della trappola e lo seguiva allontanandosi dalla grotta. Allora Scimmiotto fece segno agli arhat che gettarono sul diavolo la sabbia di cinabro d'oro. Era una sabbia di meravigliosa efficacia.
Come bruma o nebbia, si spande prima fino alle estremità del cielo, con un candore che acceca, con un'oscurità che smarrisce. Il boscaiolo sorpreso nel bosco perde il compagno, il cercatore di semplici non trova più la strada di casa. Ha una frazione sottile, che spolvera intorno come farina di frumento, e una più pesante che rotola per terra come grani di sesamo. Tutti i contorni diventano incerti, scompare la cima delle montagne, lo spazio sfuma, il sole si copre. Non è la polvere che sollevano il destriero o la carrozza che passa di corsa lasciandosi dietro una scia di profumi. Questa sabbia è spietata: vela, copre, nasconde, cancella.
Il diavolo ha aggredito la giusta Via e gli arhat hanno ricevuto l'incarico di manifestarne la potenza. Nelle loro mani sta la perla brillante che, al momento opportuno, acceca i nostri occhi.
Accecato dalla sabbia, il diavolo abbassò la testa e si rese conto che stava sprofondando in una coltre alta tre piedi. Spaventato si dibatté vigorosamente, con il risultato che la sabbia salì di altri due piedi. Messo alle strette, perso ormai l'uso delle gambe, il mostro prese affannato l'anello e lo gettò in aria gridando: "Afferra!"
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