Quella cosa, con un sibilo, aspirò tutto il cinabro d'oro. Il mostro, sentendosi di nuovo libero, si precipitò a rintanarsi nella grotta.
Gli arhat fermarono le loro nuvole una accanto all'altra. Scimmiotto si accostò e chiese: "Perché non gettate più sabbia?"
"Un momento fa abbiamo sentito uno strano rumore, e il nostro cinabro d'oro è scomparso."
"Vedete, è sempre quel trucco aspiratutto" concluse Scimmiotto con un risolino nervoso.
"Se è invincibile fino a questo punto" si inquietava il re celeste, "come faremo a catturarlo? Chi avrà il coraggio di ritornare in cielo e di guardare in faccia l'Imperatore di Giada?"
"Consapevole del Vuoto" dissero i due arhat Abbattidraghi e Domatigri, "ricordi il nostro piccolo ritardo alla partenza?"
"Certo, quando vi sgridavo perché volevate tirarvi indietro."
"In realtà il Beato ci stava avvertendo che questo diavolo dispone di immensi poteri magici, e ci dava un messaggio per te nel caso che avessimo perduto la nostra sabbia di cinabro. Devi andare a rintracciare le sue origini nel Palazzo dei Beati, sopra il trentatreesimo cielo, dal signore Laozi: lui potrebbe catturarvelo in un baleno."
"Ma è una cosa esasperante! Il Buddha non fa che prendermi in giro: perché non me lo ha detto subito, invece di fare questa commedia?"
"Comunque, se il Beato ha dato una direttiva così chiara" fece notare il re Li, "converrà adeguarsi."
Il bravo Scimmiotto, con una capriola nelle nuvole, correva già alla porta meridionale del cielo. I quattro marescialli di guardia gli fecero il saluto militare e chiesero: "Come va l'affare della cattura del mostro?"
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