Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Siamo ancora in ballo. Ma questa volta ho la pista giusta."
     I quattro marescialli non osarono trattenerlo. Non si recò né alla Sala delle Nuvole Misteriose, né al Palazzo dell'Orsa Maggiore, ma dritto oltre il trentatreesimo cielo, al Palazzo del Paradiso dei Beati. In portineria c'erano due giovanotti. Poiché entrava senza guardare in faccia nessuno e senza dire il suo nome, i due immortali, spaventati, gli corsero dietro: "Chi siete? Dove credete di andare?"
     "Sono il Grande Santo Uguale al Cielo, vado dal vecchio Li."
     "Come potete comportarvi in modo così villano? Restate qui. Aspettate di essere annunciato."
     Scimmiotto non aveva la pazienza di spiegarsi. Con un grugnito tirò dritto e andò a sbattere appunto contro il signore Laozi, che in quel momento stava uscendo di casa. Scimmiotto gli fece la riverenza: "Vecchio amico, è un pezzo che non ci vediamo."

     "Che cosa fa qui questa scimmia, invece di andarsene in cerca di scritture?" rispose ridendo Laozi.
     "Le cerco giorno e notte, le scritture. Ma sono passato di qui perché ho incontrato qualche piccola noia."
     "Gli ostacoli che si trovano sulla strada dell'Ovest non sono fatti miei."
     "Lascia stare l'Ovest. Le tracce che seguo mi portano qui, non nell'Ovest."
     "Questo, caro mio, è il palazzo supremo degli immortali. Tutto è spolverato, qui non ci sono tracce da cercare."
     Ma Scimmiotto entrò e incominciò a scrutare a destra e a sinistra. Laozi lo seguiva attraverso portici e cortili, finché giunsero dove trovarono un ragazzo addormentato presso uno stabbio vuoto.


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