"Quel braccialetto di vajra è un trovato che avevo realizzato in gioventù, quando attraversai il passo di Hangu per andare a convertire i barbari. Non lo batte nessun'arma, e nemmeno l'acqua o il fuoco. Anch'io non saprei come fare, se per esempio mi aspirasse il ventaglio di foglie di banano."
Il grande santo seguì allegramente Laozi, che teneva in mano il suo ventaglio. Montarono su una nuvola e viaggiarono insieme. Dalla porta sud del cielo scesero dritti sul Monte del Cappuccio d'Oro, dove i diciotto arhat, i duchi del tuono, il conte del fiume e i Li padre e figlio gli raccontarono tutto per filo e per segno.
"Ora bisogna che Consapevole del Vuoto lo vada a provocare un'ultima volta, perché esca all'aperto e si faccia catturare" concluse Laozi.
Scimmiotto balzò giù dalla vetta e ricominciò a inveire con voce tonante: "Bestia immonda! Pentolone di minestra! Esci fuori, che la morte ti aspetta!"
Messo sull'avviso e sempre chiedendosi che cos'altro potesse trovare in agguato, il mostro uscì con lancia e braccialetto.
"Maledetto diavolo!" gli gridò Scimmiotto. "Vedrai che questa volta chiudiamo i conti. Per incominciare, vieni qui a prenderti uno scappellotto."
Gli saltò al viso, gli diede una sventola e scappò via. Il mostro si lanciò a inseguirlo, ma udì alle proprie spalle una voce severa: "Ehi, bufalo, che cosa aspetti a ritornare a casa?"
Levando il capo vide il signore Laozi e si mise a tremare come una foglia: "Come avrà fatto, quel diavolo di una scimmia, a rintracciare il mio padrone?"
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