Laozi recitò un incantesimo e agitò il ventaglio: il mostro lasciò cadere il braccialetto e Laozi lo raccolse. Con un altro colpo di ventaglio, l'animale restò paralizzato e privo di forze, e riprese la propria forma: in realtà era un bufalo nero. Laozi soffiò il suo alito magico sul braccialetto e lo passò nelle froge dell'animale; poi sciolse la cintura che serrava la sua tunica, la legò all'anello e ne tenne in mano l'estremità. È un uso che si pratica ancor oggi; lo si chiama passare la noce di cocco.
Il signore Laozi prese congedo, si sedette a cavalcioni sul bufalo e ritornò con esso al Paradiso dei Beati su una nuvola colorata.
Scimmiotto e gli dèi forzarono l'ingresso della grotta e massacrarono fino all'ultimo i mostri sopravvissuti all'incendio. Ciascuno ricuperò le proprie armi. Il grande santo ringraziò il re celeste e suo figlio che tornarono in Cielo, i duchi del tuono che tornarono in ufficio, Virtù del Fuoco che rientrò in sede, il conte del fiume che si rituffò nell'acqua e gli arhat che ripartirono per l'Occidente. Poi andò a liberare Tripitaka, Porcellino e Sabbioso.
Quando i tre liberati ebbero espresso al Novizio la loro gratitudine, venne slegato il cavallo, si raccolsero i bagagli, e maestro e discepoli uscirono dalla grotta dirigendosi verso la strada maestra.
Mentre camminavano udirono una voce dal ciglio della strada, che diceva: "Santo monaco dei Tang, non gradireste un pasto vegetariano?"
Il reverendo, colto di sorpresa, sussultò.
Se non sapete chi lo chiamava, non avete che da ascoltare il seguito.
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