"Ne ha tutta l'aria, ma non si vedono barche" osservò Tripitaka.
Porcellino lasciò scivolare a terra i bagagli e gridò a pieni polmoni: "Ehi, barcaiolo! Da questa parte!"
Dopo qualche richiamo, una barca sbucò effettivamente da sotto i rami di un salice e si avvicinò frusciando alla riva. I pellegrini la esaminarono.
Remi leggeri increspano l'acqua, lo scafo è laccato di colori vivaci. È una barca leggera, ma potrebbe navigare anche su un lago. Non ha cordami di seta né albero d'avorio; il dritto di prua è di pino e i remi di legno di cannella. Certo non vale uno di quei battelli degli dèi che superano mille leghe, ma è adatta per attraversare la larghezza del fiume: va e viene fra le rive, accostando sempre agli stessi approdi.
In breve la barca toccò la riva. "Da questa parte!" gridò il barcaiolo. Tripitaka sul suo cavallo si avvicinò. Che aspetto aveva la persona ai remi?
Il capo avviluppato da un turbante di velluto, i piedi calzati da scarpette di seta nera, pantaloni e veste di cotone cento volte rammendata, alla vita un grembiule mille volte ricucito. La pelle delle mani è ruvida, i muscoli rozzi, gli occhi torbidi, la fronte rugosa e il viso screpolato. Ma la sua voce conserva la dolcezza del canto del rigogolo: a guardar meglio, non c'è dubbio, è persona da indossar gonne e portare gioielli in testa.
"Sei tu il traghettatore?" chiese Scimmiotto.
"Sono io."
"Come mai il barcaiolo è rimasto a casa e ha mandato la sua barcaiola?"
La donna sorrise e non rispose. Appoggiò con le sue mani la passerella per salire a bordo, che il maestro superò con l'aiuto del Novizio; Sabbioso caricò i bagagli. Poi la barca accostò di più perché Porcellino facesse salire il cavallo. Ritirata la passerella, la barcaiola allontanò la barca dalla riva con una spinta, si mise ai remi e in breve compì la traversata.
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