Scimmiotto, molto interessato, domanḍ: "Nonna, che distanza c'è da qui a quel monte?"
"Una trentina di li" rispose la donna.
"Bene. Maestro, rassicuratevi: andṛ ad attingere di quell'acqua." E raccomanḍ a Sabbioso: "Prenditi cura del maestro. Se le vecchie si comportano male, ricordati dei metodi che usavi una volta: fai le boccacce per spaventarle e tienile quiete fino al mio ritorno."
Intanto la donna era andata a prendere un grosso vaso di ceramica, che gli porse dicendo: "Se poteste abbondare nel prendere quell'acqua, ci resterebbe poi una provvista per i casi urgenti."
Scimmiotto prese il vaso, usć dalla capanna e monṭ su una nuvola.
"Avi miei!" griḍ la buona donna inginocchiandosi. "Il monaco sa cavalcare le nuvole!"
Corse a cercare le sue coetanee perché venissero a prosternarsi davanti al monaco cinese: lo trattarono da arhat e da pusa. Poi misero l'acqua al fuoco e prepararono un pasto da offrire ai loro ospiti.
Intanto Scimmiotto, con una capriola nelle nuvole, giunse in vista di una montagna e abbasṣ la sua nuvola per contemplare il magnifico spettacolo:
L'erba svolge un tappeto verde brillante sotto il broccato dei fiori selvatici. Liane e cespugli invadono conche e valli, la foresta ricopre le cime. Cantano gli uccelli, volano stormi di oche, il cervo beve alla fonte, il gibbone si arrampica [...]
Sul versante nord si vedeva la corte di una fattoria, da cui veniva l'abbaiare dei cani. Egli scese in quel bel posticino:
Un ponticello passa l'acqua viva,
La capanna si addossa alla collina.
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