Il portinaio corse ad annunciare: "Maestro, è ritornato Consapevole del Vuoto."
"Scimmia impudente!" esclamò il taoista arrabbiato. "Avevo sentito raccontare dei suoi poteri, e oggi li ho sperimentati a mio danno. In effetti non è facile resistere a quel randello."
"Maestro" fece notare il discepolo, "per forte che sia, voi non gli siete certo inferiore. Siete un avversario alla sua altezza."
"Quando ci siamo scontrati, mi ha battuto."
"Questo è vero, ma è stato per caso. In seguito, quando lui ha voluto attingere l'acqua, l'avete fatto ruzzolare due volte: non siete pari? Se è ritornato invece di tenersi alla larga, sarà perché Tripitaka, più gonfio che mai, lo avrà costretto con i suoi lamenti. Non ne sarà certo grato al suo maestro, combatterà di malavoglia e voi lo vincerete: ne sono sicuro."
L'incoraggiamento riempì il vero immortale di euforia. Mal dominando un raggiante sorriso di vanità, si diede l'aria più importante che poté, drizzò lo scettro uncinato e uscì gridando: "Maledetto macaco! Che cosa ritorni a fare?"
"Sempre per via di quell'acqua."
"L'acqua è del mio pozzo. Anche principi e ministri non ne possono avere senza pagarla. A maggior ragione tu, che sei nemico. Come puoi avere l'audacia di chiederla gratis?"
"Sei ben sicuro di non volermela dare?"
"Non se ne parla nemmeno."
"E allora bada al mio randello."
Scimmiotto lo aggredì mirando alla testa. L'immortale saltò da una parte per schivare il colpo e rispose con il suo uncino. La nuova battaglia fu più accanita della precedente.
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