Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Allora Scimmiotto immobilizzò lo scettro uncinato con la sua sbarra e tenne all'avversario il seguente discorsetto: "Ascoltami bene: avevo in mente di sterminarvi tutti quanti. Ma non posso dire che tu abbia commesso dei crimini, e per conto mio non devo dimenticare i miei vecchi legami d'affetto con tuo fratello, il diavolo toro. Dopo che per due volte mi avevi impedito di attingere acqua dal pozzo, ho praticato il colpo della tigre attirata lontano dal covo: mentre io ti impegnavo a combattere, il mio condiscepolo ha preso l'acqua che ci serviva. Se mi ci mettessi sul serio non ne usciresti vivo, mio caro vero immortale; e con te nessuno dei tuoi. Ma come si dice: meglio lasciare una vita che prenderla. Ti risparmio e ti lascio gli annetti che ti restano da vivere, ma a patto che tu la smetta di praticare estorsioni a danno di chi ha bisogno di quell'acqua."

     Tale era l'improntitudine del mostro, che credette di poter ripetere lo scherzo dello sgambetto con l'uncino. Ma il grande santo schivò il colpo, ne sollevò l'autore e lo scaraventò per terra, dove rimase a sgambettare senza riuscire a rialzarsi.
     Scimmiotto afferrò lo scettro e lo spezzò in due; poi ne riprese i pezzi, li ruppe ancora e li scaraventò lontano: "Creatura immonda, ripròvati se sei capace."
     Il mostro, che tremava come una foglia, dovette subire l'umiliazione in silenzio.
     Il grande santo gli fece una risata in faccia, risalì sulla nuvola e se ne andò. Lo attesta il poema:

     Vero piombo ricerca vera acqua,
     Vero mercurio asciuga vera acqua.


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