Tripitaka chinò il capo e ammutolì.
"L'uomo di valore non si lascia sfuggire l'occasione" sentenziò la grande precettrice. "Non è raro che un uomo riceva la proposta di andare a vivere con la famiglia della moglie, ma non è certo comune che la dote sia un intero reame. Dateci senza esitare il vostro consenso, per consentirci di riferire la risposta."
Sembrava che il reverendo avesse perduto la favella. Accanto a lui Porcellino levò imperiosamente il grugno per dichiarare: "Grande precettrice, riferite questo alla vostra regina: il mio maestro è un arhat che coltiva la Via da molto tempo, e non desidera le ricchezze, fossero pure un reame, né la bellezza, per quanto suprema. Rendetegli il passaporto, lasciatelo proseguire per l'Occidente e prendete me. Che ve ne pare?"
La grande precettrice, atterrita, non osava rispondere. Intervenne la capo posto: "Siete un maschio anche voi; ma siete troppo brutto per piacere alla nostra regina."
"Non te ne intendi" replicò Porcellino ridendo. "Come dice il proverbio, il salice non ha rami inutili: con i grossi si fanno i vagli, con i sottili le bacchette. La bruttezza non esiste."
"Non dire scemenze" intervenne Scimmiotto. "Il maestro farà a modo suo: se è d'accordo lo dica, altrimenti tagli corto. Non facciamo perdere il tempo all'intermediaria."
"Consapevole del Vuoto" rispose Tripitaka, "farò come tu dirai."
"Secondo me, dovreste accettare la proposta. Come dicono gli antichi, gli incontri matrimoniali sono guidati da un filo invisibile a mille leghe di distanza. Non trovereste mai più un'occasione simile."
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