"Discepolo" obiettò Tripitaka "se cupidigia di ricchezze e onori ci trattengono qui, chi andrà in cerca delle scritture nel Paradiso dell'Ovest? Non deluderemo così la speranza che il nostro sovrano, l'imperatore dei Tang, ha riposto in noi?"
"Devo precisare" disse la precettrice reale, "che la volontà della regina è chiara: ella mi ha incaricato di proporre il matrimonio a voi solo. Si augura invece che i vostri tre discepoli proseguano il loro viaggio, dopo aver partecipato al banchetto di nozze, ripreso il passaporto e ricevute utili provviste."
"La grande precettrice dice bene" approvò Scimmiotto. "Noi non faremo certo obiezioni: siamo ben contenti che il nostro maestro diventi marito della vostra sovrana. Ci restituirete il passaporto e noi ripartiremo per l'Ovest; quando avremo ottenuto le scritture, ripasseremo di qui a salutare padre e madre e a chiedervi un viatico per il ritorno nel paese dei grandi Tang."
"Vi siamo molto grate di averci fatto la cortesia di agevolare la conclusione del patto matrimoniale" dissero inchinandosi le due funzionarie.
"Precettrice, in materia di banchetti non pensate di cavarvela a parole!" protestò Porcellino. "Dal momento che siamo d'accordo, dite alla vostra padrona di far servire subito il banchetto per il brindisi del contratto. Che ne dite?"
"Ma certo, faremo subito preparare i festeggiamenti."
Le due donne se ne andarono, molto soddisfatte di sé, a riferire alla regina.
Intanto Tripitaka tirava Scimmiotto per la tonaca e brontolava: "Testa pazza di scimmia, tu mi vuoi morto. Come puoi dire queste follie? Mi lascereste qui a sposarmi, mentre voi andreste a vedere il Buddha: non acconsentirò mai, dovessi morire!"
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