Scimmiotto, allarmato, volò subito via e uscì all'aperto, dove riprese il proprio aspetto e chiamò Porcellino. Il bestione girò intorno allo schermo roccioso e chiese: "Allora, l'ha sverginato o no?"
"Non ancora" rispose ridendo Scimmiotto. "Lo ha stuzzicato ben bene ma poi, visto che non ci stava, lo ha legato e appeso a un chiodo."
"Che dice il maestro?"
"Dice che non ha slacciato la cintura e non si è accostato. Mentre mi raccontava queste cose, l'orchessa si è svegliata e io sono filato via."
"Bene: è ancora un vero bonzo. Dunque andiamolo a salvare."
Il bestione, irruente come sempre, non aspettò altro, levò il rastrello e lo abbatté sulla porta con tutte le sue forze: i battenti volarono in mille pezzi con un terribile schianto. Le ragazze che dormivano sulle loro raganelle, risvegliate di soprassalto, corsero verso la porta interna urlando: "Fateci entrare! Quei bruti hanno sfondato la porta!"
L'orchessa uscì dalla sua camera, mentre quattro o cinque servette correvano da lei: "Signora, quei due orribili omaccioni hanno demolito la porta d'ingresso."
"Ragazze" rispose la creatura, "preparate l'acqua del mio bagno e portate il fratello imperiale, legato com'è, nella stanza sul retro. Aspettate che faccia piazza pulita di quei fannulloni."
Brava orchessa! Uscì brandendo il suo tridente e gridando: "Scimmia maledetta! Porco maiale! Brutti maleducati! Come vi permettete di sfondarmi l'uscio?"
"Puttanaccia bisunta!" gridò di rimando Porcellino. "Ti permetti di lamentarti dopo aver trattato in quel modo il nostro maestro? Tu che l'hai intrappolato con l'intenzione di farne il tuo scaldapiedi! Restituiscilo prima che sia troppo tardi! Provati a dire di no, e spiano te con tutta la tua montagna."
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