"Il fatto è che si fa tardi e mi è venuta una gran fame, dopo tutta quella arrampicata. Sbrighiamoci a trovare un abitato dove si possa mendicare cibo."
"Se è questo che vuoi, ci penso io."
Bastò che lanciasse un grido e agitasse il suo randello, perché il cavallo si mettesse a galoppare veloce come una freccia.
Perché il cavallo temeva il Novizio e non Porcellino? chiederete. Il motivo era che cinquecento anni prima Scimmiotto era stato equipuzio nelle scuderie dell'Imperatore di Giada. È una tradizione che dura ancora: i cavalli hanno paura delle scimmie.
Le redini sfuggirono al reverendo, che dovette aggrapparsi alla sella. Il cavallo bianco riprese l'ambio solo dopo aver galoppato per una ventina di li. D'un tratto si udì un colpo di gong e, dai lati della strada, sbucò una trentina di uomini armati di lance, sciabole e bastoni: sbarravano il cammino gridando: "Dove credi di andare, bonzo?"
Tripitaka si spaventò; tremava tanto che cadde da cavallo, e rovesciato nell'erba balbettava: "Pietà, risparmiatemi, grandi re!"
"Non ti toccheremo" gli dissero due omaccioni che dovevano essere i capi, "a patto che tu ci dia il tuo viatico."
Solo allora il reverendo si rese conto di essere incappato nei briganti di strada. Si alzò in piedi e li guardò:
Uno ha la faccia vinosa e i denti in fuori, eclisse della stella della disgrazia; l'altro, con i globi sporgenti dei suoi occhiacci, promette funerali. Irti capelli rossi incendiano le loro tempie; setolosi peli giallastri costellano di spine il loro mento. Berretti di pelle di tigre calcati in capo, gonnelle da battaglia di martora cinte alla vita; uno stringe un bastone armato di denti di lupo, l'altro appoggia sulla spalla uno staffile nodoso di giunchi. Fanno pensare alla tigre di montagna e al drago che sorge improvviso dall'acqua.
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