Il reverendo si sentì rivivere, balzò a cavallo, lo frustò e partì al galoppo nella direzione da cui era venuto, senza curarsi di Scimmiotto.
"Sbagliate strada!" gli gridò il Novizio, e prese il sacco per corrergli dietro. Ma i due capi briganti lo impedirono: "Dove credi di andare? Il sacco lo lasci qui, se non vuoi che ti tostiamo a modo nostro."
"Visto che siamo fra gente che parla fuori dai denti" replicò ridendo Scimmiotto, "dividiamo i fondi in tre."
"Che bonzetto furbacchione!" disse uno dei due. "Vuol tenersi qualcosa all'insaputa del maestro. Va bene: tu sgancia e facci vedere. Se i soldi sono tanti come dicevi, ti daremo la mancia per comperarti le caramelle."
"Non avete capito niente, belli miei" replicò Scimmiotto. "Che cosa credete? Io non ho un soldo. I fondi da spartire sono quelli che avete ammucchiato voi, facendo il vostro mestiere."
La proposta mandò i briganti fuori dai gangheri. Soffocando di rabbia urlavano: "Sfacciato! Bonzo impunito! Non vuol mollare niente e si aspetta che lo facciamo noi! Sta fermo e vedrai che cosa ti molliamo!"
Uno dei due capi picchiò con il suo staffile sette od otto volte il cranio rasato di Scimmiotto, che non fece una piega e con un bel sorriso disse: "Amici miei, potete continuare a picchiare fino alla prossima primavera, ma non serve a niente."
"Che testa dura, questo bonzo!" esclamò meravigliato il brigante.
"Mi confondete" disse Scimmiotto ridendo. "Non merito tanti complimenti, ma devo ammettere che me la cavo."
I briganti gli saltarono addosso riempiendolo di botte.
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