"Perché mi hai detto che si erano sbandati?"
"Be', sono morti ammazzati: non è anche quello un modo di sbandarsi?"
"Come li ha ammazzati?"
"Gli ha fatto un buco in testa."
"Apri il sacco, prendi un po' di soldi e va subito a comprare una pomata."
"Scherzate, maestro. La pomata cura bernoccoli e ferite dei vivi. A che serve spalmarla su un cadavere?"
"Li ha proprio uccisi?" brontolò Tripitaka contrariato; e si mise a borbottare varie osservazioni poco lusinghiere sulle scimmie. Si recarono tutti insieme nel luogo dove giacevano i cadaveri coperti di sangue. Lo spettacolo era insopportabile per il reverendo, che ordinò a Porcellino: "Scava una fossa per seppellirli, mentre io recito il sutra dei morti."
"Sbagliate indirizzo, maestro" protestò Porcellino. "Li ha ammazzati Scimmiotto; tocca a lui bruciarli o sotterrarli. Perché dovrebbe essere il vecchio Porcellino a fare il beccamorti?"
Il Novizio, messo di cattivo umore dai rimproveri del maestro, gridò: "Brutto fannullone! Sotterrali e non stare a discutere. Se la fai lunga, ti farò assaggiare il mio randello."
Il bestione si impaurì. Scavò con il suo rastrello una fossa profonda tre piedi in fondo al pendio; raggiunse così uno strato roccioso in cui il suo attrezzo non aveva presa, lo abbandonò e si mise a frugare col grugno. Scoprì un punto in cui la roccia era spezzata e in pochi colpi approfondì la fossa di altri cinque piedi. Poi vi calò i corpi, li ricoperse e vi ammucchiò sopra un tumulo.
"Consapevole del Vuoto" disse allora Tripitaka, "vammi a cercare incenso e ceri, per la cerimonia e la recitazione dei sutra."
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